Anche Einstein ne rimase sconvolto - Pensarediverso. Fisica e metafisica quantistica.

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Anche Einstein ne rimase sconvolto



L’esperimento che la scienza materialista voleva nascondere. Anche Einstein ne rimase sconvolto.
1 Ciò che Einstein non poteva proprio digerire.
C’è un mistero nella fisica quantistica, che fin dall’inizio ha fatto perdere il sonno ad Albert Einstein; alcuni aspetti della teoria quantistica, sostenuti da Niels Bohr e dalla Scuola di Copenhagen da lui fondata, non gli piacevano affatto, perché, fra l’altro, mettevano in discussione un caposaldo della teoria della relatività, cioè il fatto che è impossibile superare la velocità della luce. Einstein non ammetteva l’impossibilità di determinare contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella, cioè la non-località dei fenomeni quantistici. Egli affermava che “Dio non gioca a dadi”.
Soprattutto contestava la reale possibilità di un effetto misterioso conosciuto con il nome inglese di entanglement (intreccio).

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2 L’entanglement in due parole
Consideriamo la sua versione semplificata. Supponiamo di avere una sorgente che genera una coppia di fotoni. Questa coppia viene separata e i due fotoni vengono inviati a distanze immense uno dall’altro.
Ebbene, cambiando la condizione di uno dei due, anche l’altro cambia simultaneamente. Ciò significa che il cambiamento avviene ben più velocemente della velocità della luce: non solo, l’informazione relativa al cambio del primo fotone viene trasferita al secondo senza l’impiego si alcuna energia o mezzo di trasmissione. Fu proprio Einstein a usare le parole “azione fantasmatica a distanza” ormai entrate nella storia per definire l’entanglement.
3 Il materialismo la pensa diversamente.

Ciò contrasta con la concezione materialista del mondo, per cui ogni avvenimento deve essere causato da un altro. Una palla da biliardo (A) comincia a muoversi solo quando un’altra palla (B) la colpisce, non prima né dopo: inoltre il movimento della palla B è in stretto rapporto alla forza con cui la palla A l’ha colpita.
In campo quantistico le cose funzionerebbero diversamente, come se la palla B cominciasse a muoversi appena la palla A parte, prima di essere colpita. Nei fatti, questo avviene anche se la palla A si trova sulla terra e la palla B su Giove (o all’altro capo dell’universo). Dunque, esiste una forza sconosciuta, che non è la forza di gravità, che trasmette l’energia e l’informazione. Se un fotone inverte il suo spin da positivo a negativo, immediatamente anche l’altro lo inverte da negativo a positivo.

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4 L’esperimento EPR

Einstein volle approfondire questo incredibile effetto tramite il famosissimo EPR, un gedankenexperiment (esperimento mentale) che prende il nome dai due scienziati che lo misero in atto assieme a lui (EPR = Einstein, Podolski e Rosen). Ma alla fine, nel 1982, le prove sperimentali messe in atto da Alain Aspect confermarono l’effetto ed Einstein, se fosse stato ancora vivo, avrebbe dovuto prendere atto dell’evidenza che due particelle, unite una volta, restano unite per sempre con un vincolo che non è materiale, perché va al di là dello spazio e del tempo.
Tuttavia, una certa scienza fa finta di ignorare questa novità sconvolgente della fisica, nonostante sia più che provata. Ci sono ancora soggetti che si arroccano nell’arroganza della loro presunzione e non ammettono l’errore di una scienza esclusivamente materialista, e magari postano commenti sprezzanti sulla nostra pagina. Peccato (per loro).
5 Entanglement e inconscio collettivo.

L’entanglement dimostra che esiste un livello di “gestione dell’universo” superiore alle leggi del materialismo fisico, qualcosa che trascende dal tempo, dallo spazio e dalla materia. Ma c’è un’altra implicazione straordinaria: se due particelle separate continuano a comportarsi come se fossere una sola, allora tutto l’universo è legato da una forza che ne fa una cosa sola; infatti, tutto l’universo proviene dall’unico big-bang.
Possiamo cominciare a immaginare che la perfezione della creazione non sia frutto del caso, ma derivi da un livello superiore che la amministra. Questo livello supera il concetto di materia, e implica la presenza di un’entità che non ha vincoli di tempo o spazio. Per esempio il Tao della cultura orientale o lo Spirito della cultura ooccidentale
6 Lo spirito del nondo.

Esiste un Tao, esiste uno Spirito che governa l’universo al di sopra delle leggi della materia?
Certamente esistono fatti che possono avvenire senza essere provocati da una causa evidente. Questa realtà è stata studiata, contemporaneamente all’ambito della fisica, anche nell’ambito della psicologia, particolarmente da Carl Gustav Jung. Jung ebbe l’occasione di avere rapporti molto stretti con un fisico famosissimo, Wolfgang Pauli. I due approfondirono e confrontarono i rispettivi studi su una coscienza superiore, nel campo della fisica e nel campo della psiche.
Jung partì da un fenomeno inspiegato, quello delle coincidenze straordinarie di cui tutti siamo spesso protagonisti. Per esempio, sogniamo una persona cara in pericolo e il giorno dopo apprendiamo che il fatto è avvenuto. Come potevamo saperlo prima, come potevamo ricevere in sogno questa informazione, anche se la persona vive lontanissima da noi?
7 L’inconscio collettivo.
Jung teorizza l’esistenza di un inconscio collettivo, cioè una coscienza universale esterna ai singoli individui, a cui le coscienze individuali possono attingere. Dall’inconscio collettivo fluiscono nella nostra coscienza gli archetipi, figure che nella nostra percezione si trasformano in avvertimenti, consigli, stati d’animo, premonizioni, consapevolezze.
E’ probabile che la forza sconosciuta che causa l’entanglemente studiato da Pauli e l’inconscio collettivo teorizzato da Jung siano la stessa cosa, cioè l’Anima mundi, il Tao, lo Spirito, o comunque le varie culture possono chiamarlo.
La fisica quantistica è solo all’inizio, ma la concezione materialistica sostenuta dagli scienziati degli ultimi secoli comincia a vacillare: il millennio che sta iniziando sarà il millennio che troverà la “formula unificante” di scienza e spirito.

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